Dobbiamo cambiare la cultura di un paese e dobbiamo farlo subito

Ieri sera sono andato a raccontare ai Verdi di Milano quella che ritengo debba essere la posizione di un partito ambientalista sul tema della mobilità urbana.

Ho tenuto una presentazione di circa un’ora sui costi dell’attuale sistema di mobilità urbana, sugli strumenti da utilizzare per modificarlo e quali azioni intraprendere. Ho raccontato la visione di quella che io chiamo “La Città delle Biciclette” e direi che sia tutto condiviso: la necessità di liberare i nostri marciapiedi dall’invasione della sosta selvaggia e di ricavare spazio da destinare a chi si muove senza inquinare, senza occupare spazio e fluidificando la viabilità, alle persone che sono poi quelle fanno acquisti e che rendono viva una città; limitare le velocità massime e raggiungere l’obiettivo zero morti sulle strade.

Il dibattito che ne è nato ha evidenziato la mancanza di volontà politica dell’amministrazione Sala sul tema dell’abbattimento delle emissioni inquinanti, di quelle di CO2, della riduzione dell’incidentalità e della vivibilità delle strade. Il tema dell’auto elettrica non è neppure emerso.

La serata si è conclusa con una specie di laboratorio di decorazione di sacchetti di carta che saranno consegnati sabato mattina ai clienti di un supermercato di Milano che vorranno lasciarci la plastica in eccesso appena comprata. Raccoglieremo plastica per tutta la mattinata e al termine consegneremo il raccolto al direttore del supermercato restituendogli quelle cose che ci ha venduto ma che non servono a noi, non serve al pianeta, non serve alle generazioni future.

Non passa giorno infatti senza una notizia di tartarughe e balene uccise dalla plastica, di privati pescatori che puliscono i mari e cittadini che tolgono i rifiuti da spiagge e campi. Tutti noi abbiamo imparato a fare la raccolta differenziata.

E allora non vedo perché le catene di distribuzione delle merci non debbano adesso eliminare il packaging non necessario invece di costringerci a portare a casa dei rifiuti che finiscono nel ciclo alimentare.

Sabato mattina saremo come Davide davanti a Golia per cambiare qualcosa che deve essere cambiato.

Nel frattempo, altrove si è tenuto il secondo incontro di Fridays For Future (quei ragazzi che hanno portato 100.000 persone in strada lo scorso venerdì).

Da quello che scrivono, grazie al cielo non intendono mollare il colpo, hanno rilanciato il secondo sciopero globale del 24 maggio e parlano di portare l’arte e le lezioni nelle strade e nelle piazze.

A me piacerebbe molto che ci fossero delle lezioni sulla sostenibilità rivolte alla cittadinanza e alla politica, magari da tenersi in orario serale, magari proiettando eventuali slide sulla facciata, per esempio, di Palazzo Marino per rilanciare il dibattito pubblico sulla gestione delle risorse e del pianeta, partendo da elementi di scientificità e non di opinionismo o ideologia.

Dobbiamo cambiare la cultura di un paese e dobbiamo farlo subito

Pinz

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