Uno Stato che se la prende con le biciclette

Torino è una delle città con l’aria più inquinata d’Europa e il motivo, lo sappiamo tutti, è principalmente da imputare al traffico automobilistico che ogni giorno riversa veleni che poi noi tutti dobbiamo respirare.

Ieri sera un gruppo di cittadini in bicicletta raggruppati nella consueta e pacifica Critical Mass, mentre rivendicava il proprio diritto a spostarsi senza inquinare e senza occupare spazio, è stato caricato dalla polizia intenta a contrastare il reato di blocco stradale introdotto dal recente decreto Salvini che prevede la reclusione da 2 a 12 anni.

La cronaca torinese di ieri, oltre a creare un ulteriore allarme sulla deriva autoritaria che sta riguardando il paese, e quindi sul tema dei diritti civili, è un segnale chiaro di quali sono gli obiettivi a cui il crescente stato di polizia sta rivolgendo le proprie attenzioni.

L’azione della celere di Torino di ieri sembra essere una risposta diretta alle manifestazioni di venerdì scorso con cui 1,6 milioni di ragazzi in giro per il mondo (e l’Italia è stato il paese più impegnato numericamente sul tema) hanno chiesto azioni dirette e meno chiacchiere ai propri governanti.

Il governo italiano ha risposto col manganello rivolto a chi ha già deciso di lasciarsi alle spalle le abitudini distruttive del XX secolo, di scegliere un mezzo di trasporto a impatto zero che non inquini e non occupi spazio.

Viene da chiedersi se anche in questa occasione il M5S deciderà di starsene zitto per quieto vivere con l’alleato di governo nei confronti del quale è sempre più sdraiato o se, in nome di due delle stelle del proprio simbolo (ambiente e mobilità sostenibile) , vorrà finalmente alzare la testa e interrogare il ministro degli interni in Parlamento.

Ma sappiamo già come andrà a finire e sarà l’ulteriore conferma che chi ha minimamente a cuore i temi ambientali non è rappresentato all’interno dell’attuale arco parlamentare.

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