Ieri a Roma è stato presentato il simbolo con cui il partito dei Verdi si presenteranno alle elezioni europee del 26 maggio.
È una buona notizia perché dopo anni trascorsi a stipulare alleanze elettorali al ribasso con partitini da prefisso telefonico della galassia dell’ultra sinistra, la dirigenza nazionale dell’unico partito ambientalista italiano sembra aver deciso di rivendicare sé stesso e la propria identità.

La seconda buona notizia è che alle europee sotto la bandiera di Europa Verde rientrerà anche Possibile, il movimento di Pippo Civati, che ha onorevolmente rinunciato a riferimenti espliciti nel logo in nome di un progetto comune.
Possibile è un progetto a cui ho guardato con simpatia fin dal momento della sua fondazione dopo averne letto il manifesto che mette al primo punto “la pace come identità e garanzia dei diritti fondamentali” e al secondo posto la “democrazia energetica e politica industriale” con lo scopo di combattere i cambiamenti climatici.
Nonostante questa simpatia, qualche mese fa ho deciso di iscrivermi ai Verdi perché unici rappresentanti in Italia del Partito Verde Europeo, l’unico partito sovranazionale di cui oggi come mai c’è uno smisurato bisogno.
Il motivo di questa mia scelta è che il tempo a nostra disposizione per cambiare il modo in cui gestiamo l’economia e la società è sempre più risicato, mentre il tempo dei distinguo sulla base di ciò che differenzia le diverse anime del movimento ambientalista italiano è finito da un pezzo.
Sulle testate giornalistiche nazionali ci si chiede oggi se Europa Verde sarà in grado di raggiungere o meno la soglia del 4% alle elezioni europee.
Io invece credo che bisogna chiedersi di quanto la soglia di sbarramento sarà superata alle prossime elezioni, perché oggi come mai i nomi in gioco sono altamente credibili e perché oggi come mai un crescente numero di Italiani ha dimostrato di avere a cuore la tutela dell’ambiente e sente il bisogno impellente di cambiare un modello di sviluppo che fino a questo momento ha avuto solamente la crescita del PIL come stella polare.
E perché alla fine, se hai a cuore le sorti del pianeta e ritieni che i cambiamenti climatici siano la minaccia principale da cui occorre difendersi e non voti per i Verdi, per chi voti?