Poche ore fa il parlamento britannico ha approvato la dichiarazione di emergenza ambientale e climatica che impegnerà lo Stato ad agire di conseguenza sul tema.
Il ministro dell’ambiente ha affermato che siamo di fronte a una vera e propria crisi che deve essere affrontata come tale. I temi principali sono quelli della perdita di biodiversità (si parla di sesta estinzione di massa, non robetta) e dei livelli troppo elevati di di CO2 nell’atmosfera che causano il riscaldamento globale.
La presa di posizione della Camera di Comuni è arrivata a seguito della settimana di mobilitazione non violenta da parte del gruppo di attivisti di Extinction Rebellion che ha portato a oltre 1000 arresti per il blocco del nodo di Oxford Circus a Londra.
La dichiarazione di emergenza ambientale e climatica è un precedente che deve essere replicato in ogni parlamento del globo terrestre e portare ad azioni concrete per la tutela della biodiversità (vi siete accorti che non ci sono più insetti in giro?) così come della decarbonizzazione delle nostre società.
È solo una questione di tempo finché altri paesi seguiranno l’esempio di oltremanica, perché sappiamo che abbiamo solo 11 anni per contenere l’aumento della temperatura al di sotto degli 1,5°. Quando arriverà il nostro paese all’appuntamento con la storia non è dato però saperlo: la maggioranza di governo non sembra particolarmente interessata al tema e la dichiarazione di emergenza ambientale e climatica, d’altronde, non è prevista nel contratto di governo e chissà se possano anche solo arrivare a comprenderne l’importanza.
Intanto il 15 maggio si terrà a Milano l’assemblea nazionale di Extinction Rebellion, organizzazione che inizia a formarsi anche da noi e che avrà un compito molto arduo nel riuscire a bucare il muro di gomma della stampa sulle politiche per l’ambiente e ancora di più il muro della solita narrazione politica fatta di lotta alla povertà a colpi di paghette e di guerre contro gli ultimi e i diversi.
E dopo la dichiarazione, serviranno politiche puntuali fatte da persone oneste e competenti che se ne occupino. E questo, al momento, è il vero problema: il pensiero ambientalista non ha diritto di cittadinanza all’interno delle istituzioni in questo momento.
In bocca al lupo a tutti noi e #votapinz