Crollano i viadotti, ma non le certezze

Alla fine è successo di nuovo: un viadotto è crollato, sotto i colpi del maltempo, come lo chiamano i TG.

Un altro viadotto ha ceduto ai mancati allarmi delle autorità competenti che saranno di nuovo presto sotto processo.

È successo di nuovo e succederà ancora, presto.

Succederà perché i ponti, i viadotti e le infrastrutture che abbiamo creato nel corso del secolo scorso avevano una data di scadenza invisibile scritta sopra che, evidentemente, è arrivata. E pare che in tutta Italia ci siano 1425 viadotti di cui si ignora perfino la proprietà e la competenza.

Succederà ancora perché i fenomeni meteorologici saranno sempre più estremi, come ci ricordano gli scienziati del clima e i gretini di mezzo mondo.

Succederà ancora perché i flussi, le dimensioni e il peso delle vetture per cui erano state pensate quelle infrastrutture erano molto differenti ai tempi della progettazione rispetto ad oggi.

Adesso inizierà la caccia al colpevole, ma non so se si avrà il coraggio di interrogarsi sulla necessità e sulla sostenibilità (ambientale ed economica) di tutti quei 1425 viadotti a rischio nella nostra penisola.

Sono convinto che quando scopri che le infrastrutture che hai costruito per un modello di mobilità non durano per sempre e neppure sono adatte ad affrontare il mondo presente, quello è il momento di mettere in discussione il modello di mobilità per cui le hai costruite.

Il che non significa mettere in discussione lo specifico progetto, ma in generale i criteri di pianificazione, ovvero chiedersi come si sposteranno tra 50 anni gli Italiani e poi di conseguenza decidere quali infrastrutture sono utili e quali no. L’alternativa è continuare a rattoppare una rete di infrastrutture pensate in un momento di euforia, ottimismo e disponibilità economica ipotizzando che mai ci sarebbe stato un momento di scarsità di risorse.

E oggi noi stiamo vivendo non solo un periodo di scarsità di risorse, ma anche un periodo di emergenza climatica che nel secolo scorso nessuno mai avrebbe potuto immaginare.

1 Comments

Lascia un commento