È bastato un solo anno di governo di Lega Nord e Movimento 5 Stelle per arrivare a parlare apertamente di aumento dell’IVA. Quota 100 e il cosiddetto reddito di cittadinanza hanno bisogno di soldi per essere finanziati e di soldi nelle casse dello Stato evidentemente non ci sono.
Il momento in cui l’IVA passerà dal 22% al 25% è dietro l’angolo e presto potremo raggiungere lo stesso livello di tassazione di paesi come la Danimarca e la Svezia senza, però, lo stesso livello di servizi al cittadino. Semplicemente si pagherà di più per sostenere quelle politiche che a detta dei nostri governanti, dovrebbero “abolire la povertà”.
Ma non tutti pagheranno allo stesso modo: passare dal 22% al 25% di tassazione significa che un paio di scarpe che oggi costa 50 € costerà 51,22 €.
1,22 € possono sembrare poca cosa, ma tutto dipende dalla prospettiva di chi osserva il fenomeno: 1,22 € sono lo 0,12% del salario disponibile per chi guadagna 1000 € al mese, lo 0,24 % per chi guadagna 500 € al mese e lo 0,024% per chi ne guadagna 5000 €.
E se alla fine del mese sommiamo tutti quegli zerovirgola è facile capire che chi fa fatica a farsi bastare lo stipendio, farà ancora più fatica, mentre chi è più agiato non noterà la differenza, con buona pace della propaganda di abolizione della povertà.
La flat tax funziona così, d’altronde.
Ma la questione qui non è tanto la scelta di aumentare o meno le tasse (se servono i soldi, da qualche parte vano presi), piuttosto la logica con cui questi aumenti vengono fatti e quali prodotti e servizi vengono interessati: in questo momento tutti i prodotti e i servizi della stessa categoria merceologica sono interessati dalla stessa aliquota IVA indipendentemente dal proprio contenuto.
In questo modo oggi ci troviamo di fronte alla situazione per cui l’acquisto di una nuova aspirapolvere o la riparazione dell’aspirapolvere vecchia che non funziona più sono tassati con lo stesso 22%, un modo che ha lo Stato per dire che è del tutto indifferente che si acquisti un nuovo elettrodomestico prodotto in Cina in chissà quali condizioni o si consenta all’omino che ripara le cose nel quartiere di crearsi uno stipendio.
Oggi la stessa aliquota IVA viene applicata alle automobili (che inquinano) e alle biciclette (che non inquinano), alla saponetta (che è 100% prodotto) e al sapone liquido (venduto con tanto di contenitore in plastica che poi deve essere smaltito), alla farina e all’aragosta.
Io credo però che lo Stato oggi non possa più essere indifferente rispetto alla direzione del proprio sviluppo economico: deve prendere una decisione su quale tipo di modello vuole perseguire perché abbiamo appurato che un’economia lineare andrà necessariamente a sbattere contro il muro delle risorse finite del pianeta.
È arrivato il momento di iniziare a premiare ciò che serve allo sviluppo di un’economia circolare e di penalizzare ciò che serve solamente a far crescere il PIL ma senza generare ricchezza e le tasse sono uno degli strumenti più potenti che abbiamo per indirizzare le scelte di consumo e di sviluppo di un paese.
Alzare le tasse su tutti i prodotti indistintamente è il modo migliore per far pagare ai poveri l’incapacità di una classe dirigente di gestire le finanze di uno Stato e di rimandare ulteriormente il problema del modello di sviluppo su cui si basa l’economia del Paese con conseguenze sempre più gravi.
Per questo occorre al più presto cambiare l’attuale classe dirigente e i rappresentanti nelle istituzioni.