11 maggio: arriva il Plasticazzi Day

Avete presente quando andate al supermercato e ve ne tornate a casa, svuotate le borse e vi mettete a separare le cose che avete comprato dai plasticazzi che le avvolgono?

E’ quel momento in cui ti senti sporco perché ti rendi complice di una logica che disprezzi: consumare risorse per produrre cose che inquinano e non servono a niente.
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Io quella sensazione non la voglio più provare e mi sono rotto di sentirmi dire che devo essere il bravo cittadino che differenzia quella robaccia che non dovrebbe neppure essere prodotta.

Io voglio smettere di sentirmi in colpa per quanti rifiuti produco e voglio che i supermercati rivedano completamente le logiche di confezionamento degli alimenti che compriamo e che sia loro vietato di imballare le mele nel polistirolo o di mettere nel polietilene le arance sbucciate.

Ho indetto per sabato 11 maggio si tenga il primo #plasticazzi day, una giornata in cui mostreremo ai nostri supermercati di fiducia la quantità di plastica inutile che ci viene rifilata ad ogni acquisto. E diremo chiaramente noi i loro plasticazzi non li vogliamo.

Per prendere parte, basterà scattare una foto dei rifiuti generati e condividerla sui social usando l’hastag #plasticazzi e taggando il supermercato dove abbiamo fatto acquisti. La rete farà il resto.

Mettere al bando le plastiche per imballare gli alimenti è compito dell’Unione Europea, ma la scelta di vendere o no certa robaccia è di ogni singolo marchio di distribuzione.

 

La dura lotta contro i plasticazzi

Qualche settimana fa ho inviato una mail al gruppo dei Verdi di Milano proponendo un’azione di contrasto alla produzione e diffusione delle plastiche: montare un banchetto davanti a un supermercato e raccogliere gli imballi in eccesso per poi restituirli al mittente.

Ieri eravamo una decina davanti all’Esselunga di viale Papiniano a Milano a raccogliere quelli che abbiamo chiamato “plasticazzi”: contenitori in plastica ridondanti che servono solamente a chi li produce.

Ciascuno ha arricchito l’idea di base, abbiamo prodotto un volantino per spiegare i motivi della nostra azione ai clienti del supermercato e abbiamo offerto un sacchetto di carta per portare a casa i prodotti orfani dei plasticazzi .

Le persone con cui abbiamo parlato ci hanno dato pieno sostegno e in poco più di due ore abbiamo riempito ben due carrelli di plasticazzi. Qualcuno addirittura ha deciso di cambiare i propri programmi per la mattinata e aiutarci nella raccolta.

Al termine della mattinata, abbiamo consegnato il bottino di plastica non gradita al direttore del supermercato che è stato molto professionale e ha preso le difese della propria azienda.

Nonostante questo, la sensazione è che anche il personale del supermercato fosse d’accordo con la nostra azione perché se non sei un produttore di plastica, davvero non puoi essere d’accordo con l’idea di estrarre petrolio per produrre imballaggi che sono già inutili quando arrivano sullo scaffale.

Ieri a Milano i Verdi e chi ha partecipato all’operazione plasticazzi hanno lanciato un primo messaggio al sistema della grande distribuzione organizzata: i cittadini non hanno più voglia di essere considerati come consumatori a cui rifilare qualunque porcheria passi per la mente al direttore marketing della Pincopallo SpA.

Perché noi cittadini ci saremmo anche stufati di quelli che continuano ad arricchirsi producendo roba che avvelena la nostra catena alimentare. Noi cittadini ci siamo stufati di riciclare roba che non dovrebbe essere prodotta.

L’operazione plasticazzi continuerà con altri flashmob di raccolta e porterà a una richiesta di messa al bando per legge delle plastiche monouso. Sono convinto che i numeri per riuscirci ci siano e che sia solo una questione di tempo. Le aziende che operano nel settore del cibo dovrebbero cogliere subito l’opportunità di cambiare prima che siano costrette a farlo.

Se volete partecipare alla prossima operazione e volete dedicare un paio d’ore della vostra vita alla lotta ai plasticazzi nella vostra città, scrivetemi un messaggio, oppure lasciate un commento qui sotto.

United we stand, divided we fall.